Articolo di Mons. Molinari apparso su “Il Cittadino” del 12 marzo 2019.

Ogni anno il mondo del lavoro si ritrova in Cattedrale per festeggiare San Giuseppe: il santo protettore della Sacra Famiglia, il santo che insegnò a Gesù l’arte del lavoro, il santo del lavoro, della laboriosità e del silenzio. La ricorrenza ha un carattere fortemente religioso unito ad una importante connotazione “civile”, perché è condivisa da tutta la comunità cittadina.

La celebrazione di San Giuseppe è sempre contestualizzata nell’oggi, nella realtà delle condizioni in cui il lavoro si trova, orientata ai problemi e alle attese che maggiormente sono all’attenzione della città. Le omelie, pronunciate nell’occasione dal Cardinale Arcivescovo, attingendo dalla Dottrina Sociale della Chiesa, ripropongono aspetti del valore e della dignità del lavoro. Coesione della città, superamento delle conflittualità e degli interessi particolari, sono le condizioni imprescindibili per la difesa dell’occupazione, sulle quali l’Arcivescovo ama spesso autorevolmente soffermarsi. Le omelie di San Giuseppe delineano la posizione della Chiesa Genovese sulle problematiche del lavoro, offrono riferimenti preziosi e stimolanti.*

Il crollo del Ponte Morandi ha avuto una risonanza che è andata oltre i confini del nostro Paese e la forza d’animo, la solidarietà e l’unità, con cui Genova ha reagito hanno suscitato ammirazione e rafforzato l’immagine di credibilità dell’Italia a patto però, di non mancare agli appuntamenti della ricostruzione e del rilancio. Il Cardinale Arcivescovo e la Chiesa Genovese, da parte loro, si sono adoperati per accompagnare e sostenere la Città in questo doloroso passaggio. L’attenzione e la visibilità di cui gode oggi Genova ha portato ad una serie di provvedimenti, concretizzati in finanziamenti molto rilevanti, a favore di progetti che, oltre alla ricostruzione del Ponte Morandi, riguardano infrastrutture che la città attende da decenni e la cui carenza ne ha paralizzato lo sviluppo e quindi la creazione di posti di lavoro. Terzo Valico, nodo ferroviario, spostamento della diga foranea del Porto, gronda autostradale, ribaltamento del Cantiere Navale di Sestri Ponente, assetto impiantistico del Distretto delle Riparazioni Navali, tutte opere che Genova aspetta da troppo tempo. Dai finanziamenti disponibili alla cantierizzazione delle opere il percorso è impegnativo. Occorre doverosamente prendere atto dell’impegno e del senso di responsabilità che  felicemente caratterizza l’operosità di molti soggetti. Ciò fa ben sperare per il futuro. Può però accadere che l’iter burocratico delle grandi opere, se non portato a termine in tempi ragionevoli, finisca per lasciare inutilizzati ingenti somme già stanziate per gli investimenti. Il percorso richiede professionalità, determinazione, costanza, monitoraggio delle tempistiche. E’ un cammino impegnativo che coinvolge una molteplicità di attori, pubblici e privati, e di uffici. Con vero spirito di fede vogliamo affidare a San Giuseppe questo momento di grande visibilità di Genova, momento da tradurre in grandi opere che, se realizzate, conferiranno un volto nuovo e bello alla nostra città.

Monsignor Luigi Molinari

* Due citazioni, tratte dalle omelie dei Cardinali Arcivescovi S. E. Dionigi Tettamanzi e S. E.  Angelo Bagnasco, che testimoniano la “contestualizzazione” della Festa di San Giuseppe a Genova, in anni diversi.

Non è infatti infrequente trovarci innanzi a proposte, che sono anche belle o meglio suggestive, ma che scaturiscono da visioni mono culturali. Ora realisticamente parlando, la nostra Città – come già nel passato – può tuttora essere sede di molteplici e diverse attività, che in modo costruttivo possono e devono tra di loro interagire. E questo non solo per il variegato patrimonio di persone, di risorse, di specializzazioni di cui Genova è ricca, ma anche per le esigenze di una Città capoluogo di Regione con una serie di rapporti a livello nazionale, continentale e mondiale.

Card. Dionigi Tettamanzi

Solennità di San Giuseppe, 19 marzo 2002 OMELIA  “Città di Genova, il Futuro è nelle Tue  Radici”

 Più volte ho sottolineato che un nostro male è quello dei veti incrociati affinché nessuno vinca, faccia bella figura, abbia dei meriti: in questa logica, il bene della Città non c’entra affatto, anzi viene impedito o danneggiato. Un’altra difficoltà è quella di parlarsi poco, o di non parlarsi affatto, per trovare visioni comuni, linee operative: bisogna parlarsi non attraverso le prime pagine, ma attraverso l’incontro diretto e riservato, intelligente e – oso dire –cordiale. Una terza stortura, che rivela poco realismo, è la ricerca dell’ottimo, della soluzione migliore, così che spesso si resta immobili. Di solito questa posizione è un pretesto che nasconde interessi particolari; a volte è semplicemente miopia. Non dobbiamo dimenticare che questi approcci sofisticati ai problemi concreti non di rado sono propri di persone o categorie al riparo da problemi economici.

Card. Angelo Bagnasco

Solennità di San Giuseppe, 17 marzo 2017 OMELIA  “Umiltà e saggezza”