“Il fuoco nella semplicità”
Ogni anno i Cappellani del Lavoro celebrano la S. Messa in occasione dell’anniversario della morte di Monsignor Luigi Macchiavello (1925-1976), successore di Monsignor Aurelio Torrazza (1912-1975) alla guida dell’ O.N.A.R.M.O., dal 1969 fino alla morte avvenuta il 31 gennaio 1976.
Così lo ricorda Monsignor Molinari nel 2001, a venticinque anni dalla scomparsa: “Di Monsignor Macchiavello rimane la testimonianza di una fedele e quotidiana dedizione alla Pastorale del Lavoro, di un sincero ed illimitato spirito di collaborazione con il proprio Vescovo… Larga parte dello stile che caratterizza la Fondazione A.R.M.O. trae origine dalla paziente opera di Mons. Macchiavello. Tutto fece nel silenzio, nell’umiltà, nella quotidiana presenza accompagnando e servendo l’A.R.M.O. in passaggi difficilissimi per la sua sopravvivenza, pur dovendo fare i conti con un fisico esile ed una salute cagionevole.”
Pubblichiamo il documento con le parole pronunciate dal Cardinal Giuseppe Siri alla Messa di trigesima – 1 marzo 1976 – dalle quali emerge, vivida, la personalità di Mons. Macchiavello.
Testo trascritto durante la celebrazione che abbiamo lasciato nella forma originale anche con qualche refuso
Ci ritroviamo qui per pregare per l’anima di Mons. Luigi Macchiavello e a riflettere, trenta giorni dopo la perdita, nel dolore, l’incredibile fatto che lui ci fosse scomparso. Questi giorni hanno fatto misurare meglio che cosa abbia mo perduto. Ci troviamo qui, io e i miei confratelli che da tanti anni ci occupiamo dell’assistenza religiosa e morale degli operai, ma principale quella che riguarda il più della loro vita. Ci troviamo qui come per raccoglierci in questo dolore, sotto le ali dal Padre che sta nei cieli, e abbiamo bisogno; ci pare di essere dispersi, e bisogna che non siamo dispersi, perché ci siamo sotto le le ali dal Padre che sta nei cieli. Siamo qui per ricordarci della Divina Provvidenza, la quale è più splendida quando nei cieli domina; e questa morte è stata un’ombra che è calata su tutti noi, credere a questa eterna Provvidenza, che pensa a tutti, anche all’incredibile piccolo, questa Provvidenza che riserva le sue risorse stupefacenti per i piccoli e per quelli che non sono inflati dalla loro intelligenza.
Come abbiamo detto, ora ci raccogliamo così in quest’atmosfera di preghiera dove il tempo tocca l’eternità, e dove chi è passato è come se ancor ci fosse, e in realtà c’è, come se nulla fosse stato reciso, allontanato, diminuito: il regista e la sensibilità della nostra anima, di affetto fraterno, d’amicizia, di stima.
Diamo ancora uno sguardo a lui. Ho scelto e letto questo brano del Vangelo, dove il signore dice che preferisce i semplici, perché lui fu semplice, non un sempliciotto, un semplice; i semplici possono avere tutto lo splendore della loro mente, e lui l’ebbe, ma senza senza quello costruzioni fantasiose e scio che che si fanno intorno, senza quella recitazione continua. Era rivelatore della sua semplicità con quel carattere immediato, spontaneo, si direbbe che tra la sua anima e quello che faceva e diceva, non ci fossero mai elementi diversi, e tutti l’avvertivano questo. Io l’avvertivo quasi ogni mattina quando passava da me per il rapporto: era, direi, una boccata d’aria fresca, cosa che a me non succede tutti i giorni e tutti i momenti, quando passo le ore a ricevere la gente che viene a portarmi i suoi dolori, non le gioie. Lo rivedo così; ma in questa semplicità c’era un guizzo d’anima, una prontezza a rivelare i problemi, a isolarli nella loro sostanza senza super affettazioni, senza gloriarsi.
Era piccolo e minuto come se la sua figura dovesse accompagnare questa semplicità immediata che toccava: allora ci sembrava una cosa naturale perché era sempre stato così; la sofferenza fisica che aveva conosciuto da molto giovane, l’aveva temprato, l’aveva aiutato ad essere così, ma in mezza a questa semplicità sentivamo un fuoco, c’era un fuoco. Arrivava dappertutto, non gli sfuggiva niente, volava, io dicevo,come volano gli uccelli, era dappertutto ed era tutto; aveva una forma semplice, senza circonlocuzioni a risolvere fin in fondo ogni cosa. Era così semplice, retto, buono e ci appare ancor oggi così; io credo che questa luminosità che ebbe in vita, l’abbia accompagnato sulle soglie dell’eternità. E se se siamo qui per pregare ancora per lui, è perché i conti con dio, sono affari molto seri, e pertanto anche le piccole sfumature che il mondo trascura, lassù hanno esito, hanno riflesso e sono invocazioni di giustizia; per questo preghiamo, ma ci confortiamo che quando uno si presenta all’eternità, può avere, non sappiamo se l’abbia, può avere il beneficio immediato di tutte le preghiere che si faranno nei trigesimi e per gli anni venturi, perché Dio è eterno e pertanto sa già quel che si farà per lui, e se crede, nella sua misericordia, può fare beneficio immediato; io spero sia andata così; ed io spera anche che noi siamo sotto le ali del Padre che sta nei cieli, e spero che ad aiutare queste ali che si allargano su di noi, si siano i due che abbiamo perduto nel giro di otto mesi: Monsignor Torrazzae Monsignor Macchiavello, tutti e due. Noi umanamente li crediamo una perdita, siamo qui davanti a Dio, proviamo a pensarci che sono un acquisto: badate che dal Cielo si può fare di più che dalla terra, e così sia!