GENOVA, GLI OPERAI DEPORTATI
16 giugno 2022
Pressa di Campi

Il 16 giugno scorso, davanti alla grande pressa nella spianata di Campi, luogo simbolo della Genova industriale di un tempo, si è svolta la cerimonia di commemorazione degli operai della ex Siac deportati il 16 giugno 1944. In quei tragici giorni furono rastrellati anche operai e tecnici della San Giorgio, del Cantiere Navale, della Piaggio e poi destinati ai lavori forzati per il regime nazista a Mauthausen.
La cerimonia, organizzata dell’Anpi e dalla Cgil ha visto la presenza del cappellano del lavoro, don Franco Molinari, che ha tenuto un breve intervento di cui riportiamo il testo integrale e a coclusione ha benedetto la lapide.

Un cordiale apprezzamento da parte di noi cappellani del lavoro per tutti coloro che hanno collaborato alla sistemazione e valorizzazione delle lapidi per i caduti della SIAC, grande stabilimento che aveva qui la sua sede, e per aver organizzato questa commemorazione anche in ricordo dei lavoratori deportati il 16 giugno 1944.
La Resistenza a Genova è stata combattuta anche nelle fabbriche. Per questo noi cappellani partecipiamo sempre volentieri alle commemorazioni dei caduti della Liberazione negli ambienti di lavoro. Ci sono due tipi di commemorazione.

La commemorazione davanti a lapidi, presso sedi di stabilimenti che purtroppo non esistono più, come l’Ansaldo Meccanico di Sampierdarena, l’Ansaldo CMI di Fegino, la SIAC in questo luogo. Sono commemorazioni, pur preziose, però alle quali manca l’anima della comunità di lavoro.
Ci sono ancora, fortunatamente, altre commemorazioni come all’Ansaldo Energia, al Cantiere Navale di Sestri, nel Distretto delle Riparazioni Navali, a Leonardo che hanno un’anima per la presenza della comunità viva dei lavoratori.
Gli stabilimenti, preziosissimi perché forniscono posti di lavoro, sono anche preziosi perché sono luoghi della memoria, custodiscono le radici del pensare popolare della nostra Città e ne mantengono tratti molto significativi della sua identità. Custodiscono inoltre le radici del passato industriale genovese, che vanno salvaguardate perché sono l’anima del nostro presente e del nostro futuro.
Ci troviamo in un’area per la quale era stato presentato, negli anni ‘90, un progetto di re-industrializzazione che avrebbe dovuto insediare aziende operanti nei settori delle tecnologie avanzate. Progetto che poteva assicurare sviluppo a Genova e mai realizzato. Una delle promesse mai mantenute.
Certo la cultura della nostra Città viene elaborata in molte sedi: Università, scuole, convegni, dibattiti ecc. La comunità di lavoro dei grandi stabilimenti manifatturieri di Genova è custode ed elaboratore della sua cultura non secondaria a nessun altro soggetto.
Sentiamo spiritualmente presenti i caduti per la libertà del nostro Paese di cui oggi facciamo memoria in questo terribile momento in cui la guerra insanguina in modo tragico l’Europa.

don Franco Molinari