5° incontro (18 aprile 2020) Quarto Capitolo
Diap. 51-53:
È il capitolo centrale, quello in cui viene presentato il pensiero di Papa Francesco sul concetto di “ecologia”: non per nulla ha paragrafi intitolati
• Ecologia ambientale, economica e sociale
• Ecologia culturale
• Ecologia della vita quotidiana
• Il principio del Bene Comune
• La giustizia tra le generazioni
Di nuovo ritorna il concetto che – come per le creature – anche gli ecosistemi hanno un valore intrinseco, e non li studiamo solo per vedere come usarli meglio: l’armonia esistente in natura fra i diversi organismi, così delicata e complessa, è una meraviglia in sé, e invoca uno sguardo contemplativo!
Se la tendenza dello sviluppo economico è quello di portare ad una omogeneizzazione, per una più efficiente produzione e gestione dei beni (l’esempio dell’attacco standard dei caricabatterie dei telefonini è molto evidente al riguardo, ed ha anche risvolti ecologici!), d’altra parte non bisogna dimenticare che non sempre “uniforme” è meglio… quindi ci vuole una economia, un progresso tecnologico “intelligente”, capace di non ascoltare solo una campana, ma di essere attenta ai risolti “umani, familiari, lavorativi, urbani” e personali [141].
Vorrei nuovamente richiamare l’attenzione sulla citazione che fa [142] di Papa Benedetto (Caritas in Veritate n.51): un numero – in realtà ciò vale per l’intero paragrafo – che anticipa quasi tutti i temi della presente Enciclica!! In quel numero Ratzinger diceva: “il degrado della natura è infatti strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana” e parlando della desertificazione: “incentivando lo sviluppo economico e culturale di quelle popolazioni si tutela anche la natura”. Insomma – andatevelo a leggere!



Diap. 54:
Venendo alla cultura, Papa Francesco chiarisce subito che non parla solo della cultura dei libri: anche le tradizioni, i modi di pensare e vivere della gente è cultura, e non si può ignorare con sufficienza (se ne sono accorti spesso singoli e associazioni che – armati dalle migliori intenzioni – avevano portato in paesi poverissimi soluzioni che dovevano aiutare a risolvere gravi problemi, ma che – incomprensibili per la cultura del luogo o incompatibili con le tradizioni – sono stati inefficaci, o addirittura dannose).
La sua preoccupazione lo spinge ad affermare che la gravità della scomparsa di una cultura è pari a quella di una specie animale: ha in mente in particolare gli aborigeni – che hanno uno stretto legame con la terra, che considerano sacra e luogo in cui riposano gli antenati – e che spesso sono oggetto di pressioni fortissime perché lascino le loro terre, che comunque curavano e rispettavano, a favore di uno sfruttamento irrispettoso delle conseguenze.

Diap. 55:
Cosa intende Papa Francesco con “Ecologia della vita quotidiana”?
Ha in mente soprattutto l’ambiente urbano, il quartiere, la città.
Qui è dove la struttura del territorio è creata dall’uomo, con conseguenze che possono essere bellissime o tragiche e non parla solo dell’aspetto esterno o dei servizi essenziali (anche se è evidente che dove si vive senza spazi, senza risorse e nella mancanza di dignità, non è facile vivere positivamente): ha in mente anche le relazioni umane, che – se da una parte sono favorite da spazi adeguati di socializzazione – non ne sgorgano automaticamente, ma dipendono anche dal fatto che un luogo venga sentito “mio”, ci si stia “a proprio agio”, perché rispetta la propria cultura.

Diap. 56:
La vivibilità combinata con la tutela dell’ambiente dipende anche molto da servizi di trasporto pubblici adeguati: è chiaro che, neppure con le auto più ecologiche che si potranno inventare, sarà possibile che il trasporto sia ecologicamente sostenibile se ogni abitante della terra utilizzerà un veicolo privato. Sono quindi necessari dei trasporti pubblici che non siano impossibili da usare per affollamento, igiene, intempestività ecc.
In realtà è un investimento che lo Stato fa sul suo futuro, e sulla vera partecipazione di tutti al bene del Paese.
Ritornando su un concetto già espresso, Papa Francesco ricorda che fa parte integrante della ecologia umana il rispetto del proprio corpo, anche nella sua dimensione di mascolinità e femminilità – se siamo così attenti al rispetto di ogni specie animale, poi dovremmo violare la natura della nostra specie?

Diap. 57:
Il principio unificatore della vita sociale è il principio del Bene comune: esso esige che sia perseguita con ogni mezzo la dignità della persona, attraverso il rispetto e la valorizzazione del ruolo dei corpi intermedi – primo fra tutti la famiglia –, la pace sociale e la sicurezza che non sono raggiungibili senza la giustizia distributiva.
Ma prima ancora di agire, dice Papa Francesco, il credente deve contemplare l’immensa dignità del povero!

Diap. 58:
Ecologia integrale vuol dire pensare anche a chi non può ancora far sentire la propria voce perché non è ancora nato: anche i cittadini del futuro hanno dei diritti, e l’ecologia sarebbe monca se non considerasse anche loro.
Se questo può sembrare scontato parlando di ambiente (come si fa a fare ecologia senza pensare a come riduciamo l’ambiente per i posteri?), l’ecologia integrale amplia di molto l’orizzonte: Papa Francesco vuol dire che dobbiamo pensare a che tipo di mondo lasciamo anche dal punto di vista economico, politico, sociale, culturale, etico oltre che ambientale! Infatti la frase rivelatrice è [160]:
Quando ci interroghiamo circa il mondo che vogliamo lasciare ci riferiamo soprattutto al suo orientamento generale, al suo senso, ai suoi valori.
E che questo non sia scontato lo rivela la domanda che viene di conseguenza:
A che scopo passiamo da questo mondo?
Insomma per capire cosa lasciamo ai posteri dobbiamo capire quali sono i valori di fondo con cui stiamo impostando la nostra vita, perché da lì discende come ci comportiamo con gli altri uomini, nei rapporti economici e sociali, e con la natura!
Purtroppo – dice Papa Francesco – noi quella domanda ce la facciamo sempre meno, perché il decadimento etico ci porta a non voler scoprire che cosa dovremmo cambiare, e ci rifugiamo sempre di più nella ricerca del benessere immediato e individuale, senza pensare agli altri e alle conseguenze (perfino per i nostri figli che non trovano lavoro e autonomia per impostare una famiglia a causa delle scelte della generazione dei genitori!).
