3° incontro (11 gennaio 2020) Secondo Capitolo

Diap. 30:
Nel secondo capitolo, intitolato “Il Vangelo della creazione”, come abbiamo visto analizzando la struttura, vengono posti i fondamenti teologici rilevanti per l’argomento. È vero che il documento è rivolto a tutti gli uomini, anche ai non credenti e perfino a quelliche tollerano o perfino combattono la religione, ma Papa Francesco dice che:
1. per tutti, scienziati compresi, ascoltare altri punti di vista, come quelli della poesia, dell’arte e della religione è necessario, perché la scienza da sola non può riparare il danno fatto all’essere umano dalla crisi economico-socio-ambientale. Nessuna forma di saggezza può essere trascurata se si vuole agire in un contesto così complesso.
2. Inoltre per i cristiani fornisce motivazioni che sono ancora più profonde di quelle razionali “i compiti [ del cristiano ] all’interno del Creato, i loro doveri nei confronti della natura e del Creatore sono parte della loro fede”. (citazione di San Giovanni Paolo II, Messaggio per la pace 1990).

Diap. 31:
Ovviamente per conoscere cosa pensa Dio del rapporto fra essere umano e creato bisogna partire dai due racconti biblici della creazione. È molto significativo che Papa Francesco parta dalla creazione dell’uomo (che pure è l’ultima opera che Dio fa nel racconto di Gn 1), in quanto è evidente dal racconto stesso che quello è il coronamento dell’intero racconto (“e vide che era cosa molto buona”): la visione di ecologia integrale, che mette nella giusta prospettiva ogni membro della realtà, deve evidenziare una differenza di ruolo fra esseri umani e altre parti del creato, animali compresi. L’uomo e la donna sono creati ad immagine e somiglianza di Dio, rivestiti di una particolare dignità per questo amore speciale che Dio ha per ogni essere umano. Immediatamente collegato all’uomo, nel racconto, sono evidenti le relazioni essenziali per l’uomo:
• quello con Dio
• quello con il prossimo
• quello con la terra
Queste relazioni sono costitutive (senza di esse l’uomo non può svilupparsi, o – nel caso di Dio – addirittura esistere): però queste relazioni sono gravemente danneggiate dal peccato (Gn 3), e così l’armonia presente nel progetto di Dio viene distrutta. Diventano rapporti conflittuali: Dio è spesso visto come un ostacolo alla nostra felicità, il prossimo come un vincolo alla nostra libertà, la terra come una nemica da combattere per ottenere quello che vogliamo.

Diap. 32:

Confrontando il modo con cui alcune religioni orientali vivono il rapporto con la natura(specialmente quelle immanenti) alcuni hanno accusato il pensiero ebraico-cristiano di aver giustificato lo sfruttamento di ambiente, vegetali e animali proprio a partire da questi testi biblici: immaginare l’uomo come “immagine di Dio” (e quindi in qualche modo superiore al resto del creato) e soprattutto avendo ricevuto il compito di “soggiogare la terra” (viene in mente la irrigazione dei deserti e la creazione dell’Olanda strappata all’oceano) avrebbero giustificato ogni tipo di nefandezza, dalla sperimentazione sugli animali – per il bene degli uomini – al fracking per ottenere gas dal sottosuolo, quasi che il fine giustifichi i mezzi. Il realtà il secondo racconto della creazione fornisce un’altra pennellata teologicamente importante: intanto qui non si parla di soggiogare, ma di coltivare e custodire che è ben altra cosa! Si custodisce qualcosa che non è nostro, ma è destinato anche alle future generazioni. Papa Francesco ricorda che addirittura in Lv 25,23 si vieta la proprietà della terra “in eterno”, ma solo fino successivo Giubileo (quindi meno di 50 anni) “perché la terra è mia evoi siete presso di me come forestieri e ospiti”. Per quel che riguarda gli animali, ci dimentichiamo spesso che nelle leggi bibliche ci sono norme che riguardano il rispetto degli animali, quasi al pari degli esseri umani: bisogna aiutare l’asino o il bue in difficoltà anche se sono del nemico, e non si prende la madre che sta covando le uova o ha gli uccellini piccoli che dipendono ancora da lei (Dt 22,2.4), il riposo del settimo giorno non è solo per gli umani, ma è “perché possano godere quiete il tuo bue e il tuo asino” (Es 23,12). Insomma: non siamo di fronte ad un antropocentrismo che considera tutto il resto sacrificabile senza limite alcuno.

Diap. 33:

Anche se ci possono essere stati in passato affermazioni non così chiare, oggi è molto evidente che la posizione della Chiesa Cattolica (richiamandosi anche a San Francesco) vede “ogni creatura ha la sua propria bontà e la sua propria perfezione” (CCC 339) e il Papa, citando i Vescovi, tedeschi dice che per le altre creature (oltre all’uomo) “si potrebbe parlare della priorità dell’essere rispetto all’essere utili”. Inoltre nei passi biblici c’è uno stretto collegamento fra vicissitudini umane e naturali: da una parte la violenza e l’ingiustizia coinvolgono sempre anche la terra: dopo l’assassinio di Abele Dio dice: “La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto, lontano da [ questo ] suolo” (Gn 4,9-11). Dall’altra anche le attenzioni per la vita dell’uomo hanno riflesso nella natura: se ogni 7 giorni l’uomo (e le bestie) dovevano riposare, ogni 7 anni la terra doveva riposare (Lv 25,1-4) senza essere seminata!

Diap. 34:

E come dimenticare il concetto di Giubileo: ogni 50 anni “liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti”: norma di ri-equilibrio fra poveri e ricchi, che avrebbe riportato – se attuata – ogni 50 anni tutti nelle condizioni iniziali, senza esagerato possesso di terra per qualcuno ed estrema povertà per gli altri: uno dei vari espedienti per ricordare che la terra è per tutti, come il dovere di condividere con i più poveri il frutto della terra (Lv 19,9-10). Molto spesso nella Bibbia si associa il concetto della potenza di Dio creatore, alla fiducia e la speranza che Egli possa intervenire per mettere fine alle situazioni di ingiustizia e di oppressione (dall’Egitto a Babilonia, dalla persecuzione al tempo dei Maccabei a quella dell’impero Romano). Il ragionamento è “se Dio ha potuto creare l’universo dal nulla, ovviamente può mettere fine alle ingiustizie che nascono dalla cattiveria degli uomini”. Guardare al Dio creatore inoltre mette l’uomo al suo giusto posto escludendo che possa sentirsi dominatore assoluto della terra.

Diap. 35:
Papa Francesco ci consegna una lettura del significato del cosmo, del male in esso presente, del ruolo dell’uomo e della grandezza del più insignificante e effimero essere creato in un quadro fantastico ed equilibrato. Le domande sono:
1. perché Dio ha creato l’universo?
2. perché ha permesso il male e non interviene quando questo distrugge la Sua creazione?
3. che ruolo ha l’uomo in questo scenario: è una delle tante creature o è il fine di tutto?
In questa parte si notano citazioni di San Tommaso d’Aquino, del Concilio Vaticano II, del Catechismo della Chiesa Cattolica, come a dire: è la dottrina tradizionale della Chiesa. In realtà ci sono sottolineature molto interessanti, come quella in cui si presenta il male presente nel mondo come l’opportunità per permettere all’uomo e al mondo di camminare verso Dio, crescendo – come solo la sofferenza spesso è in grado di fare.
Al numero 81 si insiste l’unicità della natura umana, inspiegabile – ricorrendo solo alla evoluzione naturale – nella sua identità personale e capacità di relazione con Dio.

Diap. 36:
“Il messaggio di ogni creatura nell’armonia di tutto il creato” è il titolo del quarto paragrafo: non è un caso che ci siano citazioni da ben tre conferenze episcopali (Canada, Giappone e Brasile, datate fra il 1992 e il 2003, quindi di molti anni fa), perché il messaggio centrale è che ci sono diversità marcate nella natura, monti, mari, fauna e flora specifiche e ognuno porta in sé un ricordo legato ai paesi della sua infanzia; ma tutti concorrono a parlare di Dio, in quanto nessuna creatura – da sola – è capace di esprimere l’infinita ricchezza del Creatore.
Ed è proprio nell’armonia e nelle relazioni necessarie per la sopravvivenza di ogni specie che si coglie quanto complesso e meraviglioso sia il Suo progetto.

Diap. 37:
Nel paragrafo quinto arriviamo alle estreme conseguenze di questa visione unitaria della armonia del creato, di cui l’uomo è soggetto privilegiato… una sorta di riassunto dell’intera enciclica!

Diap. 38:
Anche se qui è citato sostanzialmente San Giovanni Paolo II (Laborem exercens, Centesimus annus, Sollicitudo rei socialis, più discorsi, omelie e il messaggio per la Pace del 1990), in realtà il principio della destinazione universale dei beni è una costante della DSC, fin dalla prima enciclica di Leone XIII [ Rerum novarum 7] che proprio il paragrafo in cui afferma – contro il socialismo – il diritto alla proprietà privata, anche della terra, lo inizia con le parole: “L’aver poi Iddio dato la terra a uso e godimento di tutto il genere umano”.
Questo principio viene portato però alle estreme conseguenze citando la Conferenza Episcopale della Nuova Zelanda che nel 2006 scrive: “che cosa significa il comandamento non uccidere quando un venti per cento della popolazione mondiale consuma risorse in misura tale da rubare alle popolazioni povere e alle future generazioni ciò di cui hanno bisogno per sopravvivere”.

Diap. 39:
Gesù non è un asceta separato dal mondo, o nemico delle cose piacevoli della vita (viene addirittura accusato di essere un mangione e un beone), anche se sa goderne in giusta misura e non farsi dominare da esse.
Non c’è assolutamente in Gesù un dualismo materia/spirito (ha lavorato come falegname per quasi tutta la vita).
Ma soprattutto nelle parabole si sente la sua ammirazione per quanto il Padre ha creato con sapienza e amore, a cominciare dall’essere umano.
E in San Paolo troviamo il passo in cui si dice che in Cristo Risorto, per mezzo di Lui e in vista di Lui sono riconciliate tutte le cose, quelle della terra e quelle del cielo (Col 1,19): preannunciando che il creato stesso brilla della presenza di Cristo Risorto!